Confini senza limiti

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Oggi voglio parlare dei nostri limiti, di quelli che crediamo tali e che spesso generiamo da soli e infondiamo negli altri senza neanche esserne consapevoli.  L’origine della parola “limite”  è di epoca Romana; con “limiti”  i Romani appunto, indicarono le pietre che segnavano i confini; esse erano sacre tanto che chi osava spostarle veniva perseguito per aver commesso un crimine. Da qui certamente l’attuale utilizzo del sostantivo e  la connotazione negativa del “passare al di là” . Inoltre al giorno d’oggi  utilizziamo anche “limite”  per indicare il “livello massimo” oltre  il quale accade qualcosa, generalmente in senso negativo: ad esempio “sto superando il limite poi esplodo”. Infine lo utilizziamo anche per indicare l’insufficienza di qualcosa, generalmente la mancanza di una caratteristica in una persona: “è un suo/mio limite quello di….”

Quanti limiti vediamo in noi stessi e negli altri? Di quante abilità denunciamo la mancanza in noi e negli altri ? E soprattutto quante mura abbiamo eretto intorno a noi e alle nostre potenzialità, con le nostre parole e con i nostri pensieri ? Così facendo abbiamo segnato l’ambito entro il quale dobbiamo  muoverci pensando di volerlo effettivamente.

Voglio mostrarvi che , se anche  una zona nella quale siamo a nostro agio è necessaria alla sopravvivenza quotidiana, questa può diventare una gabbia. Questa gabbia la delimitiamo con pietre che adorniamo di senso comune e questo a sua volta, essendo condiviso da altri, cementa e rafforza continuamente il muro di impossibilità che vediamo intorno.

E il bello è che dopo aver disposto per noi stessi tutte queste belle pietre, ce ne lamentiamo  pure e con grande rammarico.

Volete sapere quando lo facciamo? Per esempio in questi casi: “sai una cosa? ormai son/sei troppo vecchio” – “eh magari potessi farlo ma mi diranno sicuramente sempre di no”  – “se non ha imparato fino ad ora, non imparerà mai” -“le persone come lui/me non faranno mai strada” -“non sono portato per le lingue”.

Limiti, pietre e massi  che diventano enormi. Crescono e ci convinciamo di quanto siano insuperabili anche perché molti intorno a noi lo confermano, tanto che noi sentiamo solo gli argomenti di chi ci conferma il nostro punto di vista. Quando siamo dentro il nostro limite, dentro il perimetro che pensiamo invalicabile non vediamo gli esempi del contrario, di chi ha sfidato un senso di impotenza e lo ha superato. Non sentiamo l’incitamento di chi ci spinge a fare diversamente e magari lo definiamo sognatore irrazionale.

Tutto vero, tutto tremendamente reale mentre lo viviamo.

E al di là? Oltre la pietra, oltre le mura, oltre il limite cosa c’è?

Se il “limite” decidiamo di chiamarlo “confine”, ci da la stessa sensazione?

No , vero?

Quando sostituiamo la parola limite con la parola confine noi creiamo nella nostra mente e poi di conseguenza nei comportamenti e negli atteggiamenti , un’area , un’immagine e una variante completamente diversa. Non concentriamo più l’attenzione solo su cosa c’è entro il perimetro ma anche su cosa c’è al di là del confine ; su ciò da cui siamo separati.

Un confine non è un ostacolo  o una mancanza, non ci ricorda continuamente cosa ci manca o cosa ci fa da impedimento; un confine non ci chiude per forza all’interno del limite del suo perimetro . Il confine separa solo due stati, due cose, due avvenimenti che ci sono già, che sono già reali. Se sono ambedue reali  e sono solo separati da un confine, allora hanno entrambi pari dignità.

Il confine non è forse una linea di demarcazione tra uno Stato e l’altro? E la linea di demarcazione non è forse oltrepassabile?

Il confine è lì per dirci che c’è un’altra possibiltà.Possiamo decidere che sia un ostacolo e restare dove pensiamo di dover stare o possiamo con coraggio decidere di non dare per scontato che  sia impossibile o che ci sia negato.

Quale vita vogliamo? una vita limitata e circoscritta da impedimenti e ostacoli o una vita piena di confini e valichi da oltrepassare e cime da conquistare?

Ancora una volta  consapevolezza e  scelta fanno la differenza.