Le convinzioni limitanti e le convinzioni potenzianti

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In PNL, Programmazione Neuro Linguistica, si pensa che noi, la nostra vera essenza sia costituita da una struttura profonda: convinzioni, credenze e valori  che costituiscono ciò che noi siamo. Questa struttura è la struttura della nostra realtà, di quella che ognuno di noi vive e si rappresenta.I nostri comportamenti e le nostre decisioni, dipendono da questo. Le convinzioni in particolare,  sono  la cornice entro la quale rappresentiamo noi stessi e  ciò che possiamo o non possiamo fare.In ogni momento noi siamo in uno scenario in cui automaticamente interpretiamo qualcosa come verosimile, possibile, raggiungibile, etc.Le convinzioni , nella maggior parte dei casi ci derivano da altri, specialmente dai genitori e dalle opinioni di chi abbiamo ritenuto importante o per qualche ragione cruciale nel nostro sviluppo.In altri casi sono elaborazione passiva delle esperienze vissute.

Capite bene che  questo può essere la nostra più grande prigione.

In questo caso queste convinzioni si definiscono “limitanti”: per esempio “tanto alla mia età non potrò più innamorarmi…” oppure..”non sono mai stato capace di vendere, non sarò mai un venditore..”

Per non parlare di quando le utilizziamo sugli altri…per esempio con i bambini, esse hanno un effetto devastante…”..uno pigro come te non sarà mai in grado di nuotare fino alla riva..”..”inutile..la matematica non fa per te..”

La buona notizia però c’è sempre quando si tratta di PNL e in questo caso è che le convinzioni possono essere trasformate e che noi possiamo trasformare quelle che abbiamo e trovarne di nuove che ci aiutino .

In questo caso le Conviznioni si dicono potenzianti. Perché se una convinzione ci può bloccare altre ci possono fare da spinta ed essere propulzori di mutamenti che neanche riusciamo ancora a immaginare proprio perché prigionieri di una cornice stretta.

Diventare consapevoli di cosa muove le nostre azioni e che abbiamo altre scelte possibili già è un passo verso una vita più piena.

Scoprire come tenere a bada le nostre convinzioni limitanti e addirittura scegliere e “installare”in noi quelle potenzianti, è un grande traguardo; meta che è possibile raggiungere.

Vedremo come in un prossimo articolo.

Confini senza limiti

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Oggi voglio parlare dei nostri limiti, di quelli che crediamo tali e che spesso generiamo da soli e infondiamo negli altri senza neanche esserne consapevoli.  L’origine della parola “limite”  è di epoca Romana; con “limiti”  i Romani appunto, indicarono le pietre che segnavano i confini; esse erano sacre tanto che chi osava spostarle veniva perseguito per aver commesso un crimine. Da qui certamente l’attuale utilizzo del sostantivo e  la connotazione negativa del “passare al di là” . Inoltre al giorno d’oggi  utilizziamo anche “limite”  per indicare il “livello massimo” oltre  il quale accade qualcosa, generalmente in senso negativo: ad esempio “sto superando il limite poi esplodo”. Infine lo utilizziamo anche per indicare l’insufficienza di qualcosa, generalmente la mancanza di una caratteristica in una persona: “è un suo/mio limite quello di….”

Quanti limiti vediamo in noi stessi e negli altri? Di quante abilità denunciamo la mancanza in noi e negli altri ? E soprattutto quante mura abbiamo eretto intorno a noi e alle nostre potenzialità, con le nostre parole e con i nostri pensieri ? Così facendo abbiamo segnato l’ambito entro il quale dobbiamo  muoverci pensando di volerlo effettivamente.

Voglio mostrarvi che , se anche  una zona nella quale siamo a nostro agio è necessaria alla sopravvivenza quotidiana, questa può diventare una gabbia. Questa gabbia la delimitiamo con pietre che adorniamo di senso comune e questo a sua volta, essendo condiviso da altri, cementa e rafforza continuamente il muro di impossibilità che vediamo intorno.

E il bello è che dopo aver disposto per noi stessi tutte queste belle pietre, ce ne lamentiamo  pure e con grande rammarico.

Volete sapere quando lo facciamo? Per esempio in questi casi: “sai una cosa? ormai son/sei troppo vecchio” – “eh magari potessi farlo ma mi diranno sicuramente sempre di no”  – “se non ha imparato fino ad ora, non imparerà mai” -“le persone come lui/me non faranno mai strada” -“non sono portato per le lingue”.

Limiti, pietre e massi  che diventano enormi. Crescono e ci convinciamo di quanto siano insuperabili anche perché molti intorno a noi lo confermano, tanto che noi sentiamo solo gli argomenti di chi ci conferma il nostro punto di vista. Quando siamo dentro il nostro limite, dentro il perimetro che pensiamo invalicabile non vediamo gli esempi del contrario, di chi ha sfidato un senso di impotenza e lo ha superato. Non sentiamo l’incitamento di chi ci spinge a fare diversamente e magari lo definiamo sognatore irrazionale.

Tutto vero, tutto tremendamente reale mentre lo viviamo.

E al di là? Oltre la pietra, oltre le mura, oltre il limite cosa c’è?

Se il “limite” decidiamo di chiamarlo “confine”, ci da la stessa sensazione?

No , vero?

Quando sostituiamo la parola limite con la parola confine noi creiamo nella nostra mente e poi di conseguenza nei comportamenti e negli atteggiamenti , un’area , un’immagine e una variante completamente diversa. Non concentriamo più l’attenzione solo su cosa c’è entro il perimetro ma anche su cosa c’è al di là del confine ; su ciò da cui siamo separati.

Un confine non è un ostacolo  o una mancanza, non ci ricorda continuamente cosa ci manca o cosa ci fa da impedimento; un confine non ci chiude per forza all’interno del limite del suo perimetro . Il confine separa solo due stati, due cose, due avvenimenti che ci sono già, che sono già reali. Se sono ambedue reali  e sono solo separati da un confine, allora hanno entrambi pari dignità.

Il confine non è forse una linea di demarcazione tra uno Stato e l’altro? E la linea di demarcazione non è forse oltrepassabile?

Il confine è lì per dirci che c’è un’altra possibiltà.Possiamo decidere che sia un ostacolo e restare dove pensiamo di dover stare o possiamo con coraggio decidere di non dare per scontato che  sia impossibile o che ci sia negato.

Quale vita vogliamo? una vita limitata e circoscritta da impedimenti e ostacoli o una vita piena di confini e valichi da oltrepassare e cime da conquistare?

Ancora una volta  consapevolezza e  scelta fanno la differenza.

Due strade nel bosco

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“Due strade trovai nel bosco e io scelsi la meno battuta. Ed è questo che ha fatto la differenza”

Questi sono versi del poeta americano Robert Frost . Mi tornano in mente spesso nei momenti in cui affronto qualche piccola difficoltà e sono  il mio modo poetico e soave per dirmi “Hai voluto la bicicletta e ora…pedala!” e la cosa straordinaria è che si applicano a piccole e grandi questioni di qualsiasi genere.

Innanzitutto c’è il bivio. Se avete letto il mio primo articolo su questo blog , ricorderete cosa dicevo relativamente alla scelta e alla consapevolezza.

Sappiamo  di scegliere la strada meno frequentata, la più incerta  e lo facciamo perché  è quella che corrisponde al nostro cuore/corpo/mente cioè al nostro vero Essere, se in questo poi siamo diversi dagli altri dovremo saperne affrontare le conseguenze. L’altro aspetto interessante  di questo bivio è che di nessuna delle due strade ci è dato sapere la destinazione; l’abbiamo forse stabilita a priori? Certo , in molti casi.

Vi invito però, in questo caso, a fare un esercizio, un “esperimento mentale” e quindi a chiedervi: se qui non si parlasse di meta ma di sentiero e basta? Se si parlasse solo di percorso? Se per una volta ponessimo la nostra attenzione sul sentiero, sul viaggio e sul fatto che il tragitto valga la pena in sé e per sé?

Due strade troviamo, o anche cento o mille..e scegliamo quella che non promette nulla di facile e che percorrono in pochi, quindi presumibilmente avremo poca compagnia e poco aiuto esterno…forse c’è un po’ di nebbia, il terreno è dissestato, vi è anche un po’  di salita. Non sappiamo molto di più ma  la intraprendiamo:  da  subito  ci fa sentire bene! Già dietro la prima curva canta un uccellino dal cinguettare melodioso e rassicurante. Ad un certo punto il panorama è talmente  magnifico che non sentiamo più la fatica.

Non c’è nessuno, è la strada meno battuta ma se guardate bene state spianando la via e qualcuno presto o tardi  vi seguirà… chi vorrà perseguire un obiettivo che implica la messa in discussione dei luoghi comuni, spronato dalla voglia di risplendere e con l’intenzione di affrontare tutto ciò che in sé è inefficace per trasformarlo profondamente abbandonando piagnistei e scuse inutili…!

E’ la strada meno praticata e non tutti capiranno. Se la si percorre veramente, non si accettano più  alibi , non li si accetta per se stessi e non li si accetta più negli altri. Questo è il punto. Le persone che seguiranno e quelle che si incontreranno saranno  quelle che sapranno capire.

E’ così che si fa la differenza !

E questo è uno degli scopi principali della mia vita, ciò che mi da più soddisfazione: fare la differenza. Mi seguirete?

Con il piede giusto

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Quanti gesti facciamo ogni mattina? E quanti di questi sono sempre uguali, tanto che li compiamo senza neanche farci caso? E quanto volte andiamo a dormire la sera con la speranza di alzarci “con il piede giusto”?

Con la sola speranza niente cambierà mai. Sta a noi!

Il piede giusto è attaccato alla nostra gamba e sono i nostri muscoli che lo muovono ed è  nostro il cervello che fornisce quel comando.

Vogliamo davvero svegliarci e guardare la realtà con occhiali rosa? Mettiamoli subito questi occhiali. Prepariamoceli e teniamoli sul comodino.

Stasera a casa, fai un elenco di ciò che ti mette allegria, scegli cose “piccole”, quotidiane: una foto con qualcuno che ride o con un paesaggio che ti rasserena,  una musica che ti mette subito allegria, una frase che vuoi sentirti dire e che sai ti fa stare bene. E poi….attacca lo foto accanto al letto, fai partire la musica tendendo l’iPod pronto sul comodino, scriviti un biglietto da trovare sotto il cuscino.

E in aggiunta pensa alle singole azioni che fai sempre uguali e cambia l’ordine in cui le fai.

La persona più importante che hai sei TU e puoi decidere cosa fare di quel momento unico in cui esci dal letto e il mondo ricomincia a girare, prima che ti travolga .

Pensa oggi a quel piccolo dettaglio che farà la differenza domani e mettilo nella tua vita. Pianificalo come pianifichi qualsiasi attività sul tuo calendario.

Il resto verrà da sé.

Buon sorriso per domani mattina!

Benvenuti

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Benvenuti!

Stasera voglio indicare una delle strade che intendo percorrere che il mio blog e quindi comincio con il parlare di Responsabilità.

Il termine deriva dal latino : “responsus”, participio passato di “respondere”.  Possiamo quindi dire che la Respons-Abilità è la capacità di rispondere.
E di cosa? Di noi stessi e delle nostre azioni, con una parola, del nostro comportamento.
A chi?A noi stesssi e agli altri.
E quando dichiariamo di volere e potere rispondere di ciò di fronte agli altri facciamo un atto di responsabilità. Ci facciamo carico in prima persona dell’azione (o in ugual modo, ricordiamolo, dell’inazione ) e delle sue conseguenze.
Nel momento in cui agiamo con responsabilità ci assumiamo l’onere della scelta: la scelta di come agire e la scelta di risponderne, laddove quest’ultima è la decisione più impegnativa e qualificante perché significa avere la consapevolezza di essere attori dell’intero processo.
E cos’è tutto questo se non la piena libertà?
Abbiamo nelle nostre mani la libertà: liberi di scegliere perché dichiariamo di poter rispondere di ogni conseguenza.

Generalmente invece questo termine,  nel parlare comune e nell’accezione più immediata, richiama alla mente la parola “dovere”.
Con l’aggettivo “responsibile” si indica spesso una persona assennata che fa il proprio dovere e con il sostantivo “responsabilità” si rimanda quindi a quel dovere, a quella rettitudine.
La responsabilità rappresenta l’ottemperanza a un comandamento valido in sé. Nella responsabilità è insita un’accezione  morale che quasi prescinde dalla possibilità dubitativa o decisionale.
Infatti nel compiere il proprio dovere, nell’essere responsabili inteso in  questo senso, manca completamente la componente della scelta. Il dovere infatti è IL dovere, ciò che universalmente e socialmente è riconosciuto come tale. Appare chiaro quanto sia distante questo uso del termine da quello derivato dalla sua etimologia e che per me è quello valido e cruciale.

C’è una frase di Osho, che, come sempre, fa molto riflettere: “Tu non comprendi affatto il significato della parola responsabilità. La società è stata molto astuta; ha distrutto le parole più belle, dando loro un significato distorto.
Di solito nel vocabolario ‘responsabilità’ vuol dire dovere, vuol dire fare le cose nel modo in cui se lo aspettano..[…]…tutti quanti “

Ebbene questo blog è per chi è curioso e va la di là degli usi comuni, per chi li analizza e approfondisce; per chi ha il coraggio di scegliere proprio perché la scelta implica la piena responsabilità su sé stessi e perché questo a sua volta è anche la nostra massima libertà.
E’ il blog per chi si assume la piena responsabilità della propria vita e della propria crescita.

Grazie